
Si cura anche con la luce solare la tubercolosi; almeno così si credeva. E Alberto Moravia, un giorno della sua malattia, scrive sulla finestra dell’ospedale con un fiammifero: “Solo con il sole”.
Alberto Pincherle Moravia ha un’infanzia borghese e solitaria. Deve guardare la vita da un letto. Si sente «un ragazzo anormale dentro un ambiente normale».
A nove anni una tubercolosi ossea lo costringe a leggere perché non può giocare con gli altri, fuori, con la bici magari. E questa malattia diventa il detonatore del suo talento. Moravia è convinto che «ciò che forma il nostro carattere sono le cose che siamo costretti a fare». Non c’entra la volontà, c’entra quello che ci capita.
La malattia è stata per lui «una forma di maturazione affrettata, una serra dolorosa».
Dalle poesie giovanili scritte in francese, passa a scrivere un romanzo in italiano. La sua idea è prima di tutto letteraria, non morale e non impegnata. Vuole fondere il genere del teatro con quello del romanzo. I suoi personaggi sono tragici, entrano ed escono come di scena.
Questo libro Moravia lo pubblica a sue spese, scritto tre righe alla volta, perché la malattia gli concede dieci minuti di scrittura e poi deve riposarsi come fosse reduce da una grandissima fatica. Il romanzo si intitola Gli indifferenti e ha un successo straordinario. La censura fascista spegne presto il sogno. E Alberto si trova ad «essere molto noto, senza soldi e con un libro proibito». Ha appena vent’anni.
Lo scrittore romano non insegue la fama, la tratta come una faccenda da sbrigare, perché la conosce presto e non deve mai cercarla.
Non è arrogante ma timido. Il suo sguardo austero nasconde una dolcezza che chi l’ha conosciuto cita sempre. Un uomo serio ma anche generoso, dolcissimo, curioso.
Moravia ama i viaggi e ama le donne, per quel lato selvaggio che resiste in loro. Secondo lo scrittore, il femminile, per ragioni storiche, ha un’integrazione problematica nella società. La donna vive per metà dentro e per metà fuori e questo vivere fuori, la rende più affascinante.
Corteggiato e ammirato, Moravia sceglie amori talentuosi, persone con caratteri spigolosi o avventurosi, sempre indomabili. Di chi ama rispetta l’autonomia, soprattutto creativa, perché non vuole essere mai il maestro di nessuno.
Dichiara la sua incompetenza precisa che è anche una difficoltà a esprimere i sentimenti. «Non rispondo mai alle lettere e non sono capace di scriverle».
Ne scrive tante in realtà e dimentica le risposte che riceve dagli altri, anche dalle persone più importanti, e le scorda aperte sui tavolini degli alberghi in Africa come in Giappone.
Elsa
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